Con l’espressione immagine corporea non si intende solamente il corpo così come lo vediamo quando siamo di fronte allo specchio, ma anche e soprattutto la percezione soggettiva che abbiamo di esso. Il Manuale Statistico e Diagnostico dei disturbi mentali definisce l’immagine corporea come “l’immagine mentale personale della forma, della dimensione e della taglia del corpo e dei sentimenti che proviamo rispetto a queste caratteristiche e alle singole parti fisiche” ed è proprio la rappresentazione mentale di noi stessi a determinare, poi, anche il nostro livello di autostima.

Negli ultimi decenni uomini e donne hanno sviluppato sempre più una preoccupazione eccessiva nei confronti del proprio corpo; l’ importanza estrema riservata all’immagine corporea sembra essere frutto dell’errata convinzione che per essere accettati socialmente sia necessario apparire in forma uguale o migliore a quella dei modelli proposti dai media. Dal momento che però per la grande maggioranza della popolazione è irrealistico riuscire ad uniformarsi a tali canoni, aumenta sempre di più il senso di inadeguatezza e di colpevolizzazione. E’ fondamentale prestare grande attenzione a questo aspetto sopratutto in età adolescenziale: i repentini cambiamenti che avvengono durante la pubertà a livello fisico (la comparsa del menarca, l’eiaculazione, la crescita del seno e dei fianchi …) possono essere psicologicamente difficili da accettare. Sia per le ragazze che per i ragazzi, in questo delicato momento di passaggio, tali cambiamenti possono diventare importanti fattori di vulnerabilità nel contesto di elaborazione dell’immagine corporea e possono portare allo sviluppo di patologie inerenti i disordini alimentari.

Se fino a non molti anni fa il controllo del peso era un problema che interessava quasi interamente il mondo femminile, l’attuale insoddisfazione per le forme corporee sembra essere indipendentemente dal sesso: sempre più uomini ricercano un corpo perfetto, asciutto e magro per soddisfare le esigenze imposte dalla società. Al fine di raggiungere questa forma “ideale”, sia donne che uomini, si impongono regole dietetiche rigide ed eccessive, trascorrono ore in palestra e mettono in atto comportamenti compensatori quali vomito, uso di lassativi ecc..

 Tale ossessione rispecchia il fatto che la perdita di peso e la modifica delle proprie forme non significa solo perdere chili e centimetri, ma assume un significato più profondo legato alla capacità che una persona ha di dominare e controllare la propria vita. Un calo di peso aumenta la fiducia personale, il senso di controllo e di autoefficacia. Al contrario, un aumento ponderale determina autovalutazione, sensi di colpa e frustrazione.

Da un punto di vista prettamente clinico un’immagine corporea negativa o distorta rappresenta il principale criterio diagnostico dei disturbi del comportamento alimentare, tra cui anoressia e bulimia nervosa. In queste patologie la persona attribuisce un’importanza estrema al peso, alle forme corporee e al loro controllo; ogni altro dominio di vita viene spogliato di interesse (lavoro, relazioni, studio, sport) e sacrificato per rispettare rigide tabelle alimentari e di allenamento. Al di là della patologia alimentare vera e propria, la ricerca continua della perfezione estetica e la percezione della mancata corrispondenza tra l’immagine di sé reale e quella ideale,  porta la persona a vivere intensi stati di ansia e/o quadri depressivi. Per imparare ad attribuire il giusto peso all’aspetto esteriore e gestire ansie e preoccupazioni relative alla propria immagine, è importante sviluppare una nuova e sana autostima, indispensabile per filtrare quei concetti e quei giudizi che portano la persona a giudicare con eccessiva autocritica i propri difetti.

Riferimenti bibliografici

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