Persone che desiderano perdere solo qualche chilo o pazienti con disturbi dell’alimentazione si trovano tutte di fronte alla stessa difficoltà: seguire correttamente il piano alimentare prescritto dal professionista. Perché è così difficile limitare il consumo di cibo?

Una delle possibili risposte si ottiene dagli studi di psicobiologia dell’appetito.  Il modello di Blundell negli anni ’90 ha gettato le basi della comprensione psico-biologica
della difficoltà a ridurre il consumo di cibo e del perché siano così frequenti i comportamenti di disinibizione alimentare.

Che cosa è emerso da questo studio?

  1. Il cervello presenta difese molto forti nei confronti della restrizione alimentare e molto scarse nei confronti, invece, dell’eccesso alimentare.
  2.  I segnali biologici della fame sono più potenti rispetto a quelli del senso di sazietà: facilmente la persona si lascia “trascinare da quel pezzetto in più”
  3.  La componente più importante del segnale di sazietà è cognitivo: è il nostro cervello che ci informa quando siamo sazi, ma non prima di almeno 20 minuti dopo l’inizio del pasto. Quante calorie in eccesso possiamo introdurre on 20 minuti?

A fronte di quanto appena detto appare evidente come la motivazione giochi sempre più un ruolo fondamentale  per seguire un programma di perdita di peso e, ricordando che più di tutti gli aspetti emotivi, cognitivi e comportamentali possono minare il nostro tentativo di dimagrimento, dobbiamo essere pronti a contattare un professionista in grado di supportarci nei momenti di “caduta” e di difficoltà.

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